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LA RICERCA DELLA VERA FEDE - THE SEARCH OF TRUE FAITH

L’ABITO BIANCO E L’ULTIMO ASSALTO

di DON MINUTELLA

Nel mio ultimo libro, dal titolo “Pietro, dove sei?” (Ed.Gamba, 2020) – libro che sta riscuotendo ampio interesse – si trova un capitolo dal titolo: “I gesti e i comportamenti del ‘papa emerito’” (pp.67-73).

Elenco una serie di scelte, insolite e dal carattere eccezionale nella bimillenaria storia della Chiesa, con cui Benedetto XVI, dopo le Dimissioni del febbraio 2013, in realtà ha lanciato più di un segnale, neanche tanto così celato (almeno questo noi pensavamo da subito), con cui lasciava intendere che egli è rimasto, a dispetto di tutto, il vero e legittimo papa.

Il più emblematico di tali gesti, a nostro avviso, risulta la sigla P.P. (Pontifex Pontificum), con cui ostinatamente (sarebbe proprio il caso di dire), Benedetto XVI ha continuato a firmarsi. La sigla è un messaggio inequivocabile, perché è quella del papa regnante, ed è quanto mai significativo che, nel frattempo, Bergoglio ometta del tutto la sigla in questione.

Scrivo a pag.69: “dal momento che la sigla P.P. viene utilizzata solo dal papa regnante, e visto che Benedetto XVI la adopera, allora egli vuole fare chiaramente intendere che è ancora lui il papa regnante. Possibile che nessuno, in caso contrario, glielo abbia fatto notare o abbia fatto rimostranze a nome di papa Francesco?”.

La questione circa gli insoliti comportamenti di Benedetto XVI, che non è andato via dal Vaticano, che non è tornato cardinale, che si firma con la sigla del papa regnante, che è intervenuto più volte con autorità su questioni decisive nonostante fosse dimissionario, che ha continuato a vestirsi di bianco, è scivolata via, come irrilevante.

Sono passati più di sette anni e la sinagoga bergogliana ha finto di disinteressarsene.

La veste bianca, però, almeno da un punto di vista estetico, è una questione ancora più rilevante. Ne tratto a pagina 68 del mio libro. È rilevante la veste bianca, non solo perché fa presa sulle masse che, infatti, nonostante tutto, lo chiamano ancora papa, ma per la ragione addotta da Benedetto XVI circa la volontà di non sostituirla con una nera o rossa. Sorprendente e, in fondo, persino irriverente: non averne di altro colore a disposizione nell’armadio personale! E così Benedetto XVI ha continuato a vestirsi di bianco, nonostante in sette e più anni, le sartorie avrebbero potuto confezionargliene di altro colore.

Per anni ho denunciato apertamente il comportamento quanto meno anomalo di Benedetto XVI, intravedendo una conferma ai sospetti di una dimissione invalida e a quelli, ancor più dettagliati, di un Conclave invalido. Ne ho trattato su Radio Domina, con le catechesi e i post, sempre più articolati e dettagliati. Ne ho trattato anche in qualche rara intervista, come quella rilasciata al vaticanista Aldo Maria Valli. Finalmente ne ho offerto, a chi non vuole apostatare dalla ragione, una documentazione dettagliata nel mio libro “Pietro, dove sei?”.Sembrava che le mie argomentazioni fossero di un matto che si inventa le cose.

Se da parte degli UNA CUM ho ricevuto disprezzo e diffamazione, da parte del sinedrio massonico che sta intorno al falso papa Bergoglio, ho ricevuto il boicottaggio più profondo; la parola d’ordine è stata quella di lasciarmi morire nell’embargo mediatico. Ovviamente i media hanno fatto finta di sottovalutare la questione,

Se da parte degli UNA CUM ho ricevuto disprezzo e diffamazione, da parte del sinedrio massonico che sta intorno al falso papa Bergoglio, ho ricevuto il boicottaggio più profondo; la parola d’ordine è stata quella di lasciarmi morire nell’embargo mediatico. Ovviamente i media hanno fatto finta di sottovalutare la questione, e tutto procede come se realmente Bergoglio fosse il papa, quando il papa è invece Benedetto XVI. Mai nulla di simile nella Chiesa!

Invece, ora, d’un tratto, le questioni tornano in campo, e questa volta a sollevarle non è il sottoscritto, ma nientemeno che gli stessi gerarchi bergogliani.

Quasi come mosse di una strategia studiata a tavolino, nei giorni scorsi, prima l’Arcivescovo Giuseppe Sciacca, Segretario della Segnatura Apostolica, poi il Cardinale George Pell – entrambi supporters di Bergoglio – sollevano il primo la questione del rapporto tra munus e ministerium, il secondo quella della veste bianca del papa emerito.

Sciacca dimostra, a mio avviso, una certa disonestà intellettuale, dal momento che decide di infervorarsi per la questione del rapporto tra munus e ministerium, mentre sottovaluta colpevolmente la questione di una Declaratio invalida sul piano formale che, a norma del canone 332 § 2, deve risultare corretta (e invece è piena di errori), come pure il fatto che, sempre il canone in questione, prevede che il papa che si dimette lo faccia liberamente e consegnando il munus, ed entrambe le questioni restano invece aperte, soprattutto la seconda, poiché nel testo della Declaratio, Benedetto XVI mai usa il termine munus.

Come è possibile che a un fine canonista come lui, sfuggano queste questioni decisive? Il suo unico intento è dimostrare che Benedetto XVI non è papa emerito, e deve tornare nel collegio cardinalizio, appunto per la pretesa coincidenza tra munus e ministerium.

Ma più eclatante, a distanza di poche ore, è stata l’uscita del rinato cardinal Pell, evidentemente risuscitato dai potenti collegamenti trasversali, dopo la penosa detenzione in Australia.

Questa volta la questione riguarda proprio la veste bianca di Benedetto XVI. Il presule venuto da Sydney dichiara apertamente, senza peli sulla lingua, che il papa emerito deve togliersi l’abito bianco, e tornare cardinale.

D’improvviso, come svegliati da un letargo durato più di sette anni, ecco che i gerarchi del falso papa, si appassionano dei temi che, da noi trattati fin qui, erano considerati inutili.Come mai questo ritorno d’interesse?

La risposta è più semplice di quanto si possa pensare. Benedetto XVI ha vinto. Egli è riuscito, in posizione solitaria, a dimostrare agli occhi della storia, che è lui il papa regnante. Ora ha 93 anni e la potente loggia massonica teme che possa morire vestito dell’abito bianco, così che tutti potranno continuare a chiamarlo papa anche dopo la morte, e soprattutto che sopravviva quel piccolo resto cattolico, da noi capeggiato, che lo ha acclamato fin qui come il vero papa.

In questo modo, essi – i potenti massoni che stanno in Vaticano – sono costretti a riconoscere la ragionevolezza delle nostre argomentazioni, svergognando sé stessi, perché il boicottaggio verso il sottoscritto, che resta il ministro cattolico apertamente più vicino e fedele al caro papa Benedetto, è motivato non dal disprezzo verso un matto, ma dalla paura verso un piccolo profeta (malgrado tutto), che da più di tre anni urla al mondo intero che c’è e ci può essere un solo papa, successore di Pietro, che il munus petrino non è né commutabile né condivisibile, e che pertanto il papa regnante è Benedetto XVI.

L’altro è solo una controfigura diabolica, come il personaggio che quest’anno sta nel presepio di piazza san Pietro.

Don Minutella