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LA RICERCA DELLA VERA FEDE - THE SEARCH OF TRUE FAITH

Di don Minutella: “FRATELLI TUTTI”. L’ENCICLICA DI BERGOGLIO COME MANIFESTO UFFICIALE DELLO SCISMA NELLA CHIESA CATTOLICA

Autore: Don Alessandro Minutella 11 ottobre 2020

Mentre il cielo è coperto e Milano sembra una città spettrale, governata dalla paura per il coronavirus, mi preparo all’incontro con i più di 250 fedeli che, fra qualche ora, parteciperanno al quarto incontro dei quattordici previsti in tutta Italia.

I primi tre incontri – soprattutto quello di ieri a Trento – si sono rivelati sorprendenti. I numeri crescono in modo inatteso e la gente è lieta di prendere parte a questi raduni locali, in comunione con papa Benedetto XVI. Tutto ciò accade mentre la penisola è realmente avvolta dalla coltre di paura per la seconda ondata di contagi. Una controtendenza che, in fondo, corrisponde a quella ecclesiale.

L’incontro di oggi è molto atteso, qui a Milano.

Il fatto che finora nella capitale meneghina agli incontri precedenti abbiano partecipato non più di 50 persone, mentre oggi se ne attendono 250, mi induce a riflettere.

Da cosa dipende che il “piccolo resto cattolico”, fedele a Benedetto XVI, stia crescendo ultimamente in modo esponenziale?

Credo sia merito della preghiera e del sacrificio di questi anni, mio e di tutti quelli che da subito hanno voltato le spalle a Bergoglio. Merito di Radio Domina e della continua catechesi cattolica. Merito dei cuori e delle menti che si aprono alla verità circa l’impostura che Bergoglio ha introdotto nel cuore della Chiesa.

Proprio oggi, mentre entravo in città, ho potuto ascoltare le parole del vescovo Delpini di Milano che, introducendo l’enciclica di Bergoglio “Fratelli tutti” – un autentico manifesto dello scisma in atto – ripeteva continuamente, non si sa bene a nome di quali milanesi: “noi vogliamo bene a papa Francesco”. Trascurando del tutto le imbarazzanti e palesi eresie del documento, la si getta ormai sull’aspetto emotivo e affettivo; del resto non si può più ormai fare altro.

Nessun teologo cattolico serio si avventurerà nel commento del documento bergogliano, pena la derisione dei posteri. “Fratelli tutti” è un testo così insolente e palesemente menzognero che rischia il boicottaggio anche tra gli oltranzisti bergogliani.

Come ha scritto Camillo Langone sul “Foglio”, l’enciclica di Bergoglio è un problema non dei cattolici intransigenti e tradizionalisti, legati magari a Benedetto XVI, ma di tutti i cattolici.

In realtà, proprio ai bergogliani che si rendono conto dell’imbarazzo crescente che il loro leader scismatico procura con questo ulteriore sgarro all’identità cattolica, non resta che offrire, con un anelito emotivo simile a quello dei Mille con Garibaldi, [ di] adesione incondizionata al capo, tentando di glissare sui contenuti. Proprio come ha fatto Delpini.

L’imbarazzo che “Fratelli tutti” procura in generale è di sapore kafkiano.

Mentre i bergogliani, consapevoli che l’enciclica è effettivamente uno “spot pubblicitario” della falsa chiesa non più cattolica, la gettano sull’emotivo, dichiarandosi, come appunto fa il vescovo di Milano, legati nonostante tutto a papa Francesco, gli ambienti tradizionalisti e le redazioni salottiere, pervicacemente legati “una cum papa nostro Francisco”, sono messi ancora peggio.

Infatti criticano apertamente e doverosamente il documento, con espressioni giustamente forti (come quella di monsignor Viganò che chiama l’enciclica una “professio fidei massonicae” e definisce Bergoglio uno scrittore massone non il vicario di Cristo), ma infine restano ostinatamente in comunione con lui.

E ciò è ancora più grave.

Se infatti riconoscono Bergoglio come papa, allora – di fronte a un documento ufficiale, addirittura un’enciclica – è richiesto l’assenso dell’intelletto e della volontà. Se Francesco è il papa, è molto grave criticarlo, e fa bene Delpini a dire che i milanesi invece gli vogliono bene. D’altra parte – ma nessuno se ne accorge – se Bergoglio fosse il papa, come potrebbe uscire un documento così menzognero, dove san Francesco viene manipolato in modo così palese?

Che fine fa l’assistenza dello Spirito Santo nei confronti del Romano Pontefice?

Da Pachamama in Vaticano alla fratellanza universale del documento ultimo, la terza Persona divina o è andata in ferie o non è più garante della fede cattolica. Bergoglio è ormai chiaramente capo della massoneria ecclesiastica. Introduce l’errore e diffonde la confusione.

Che fine fanno le parole di Cristo: “le porte degli inferi non prevarranno?” (Mt 16,18).

Il Signore si è forse scordato della sua Chiesa o l’ha abbandonata a causa dei suoi peccati, come Dio ha abbandonato Gerusalemme e consegnato il tempio ai pagani?

No!

Teologicamente la promessa di Cristo resta in piedi.

Bergoglio, infatti, non è il papa, è soltanto l’antipapa.

La garanzia della fede cattolica è ancorata alla persona e al magistero sofferto e silente di Benedetto XVI. Lì soltanto c’è ancora la Chiesa cattolica fondata da Gesù Cristo, contro cui le potenze diaboliche non prevarranno.

Così mi domando: come possono ancora costoro che criticano giustamente la deriva massonica di Bergoglio, celebrare in unione con lui?

Viganò fa così? Cioè realmente egli pronuncia il nome di papa Francesco all’altare?

Non gli viene una stretta alla gola, non gli sobbalza la coscienza, non gli pare – a lui e a tutti quanti celebrano messa in comunione con il diavolo – che ciò sia ormai, una volta per tutte, una profanazione consapevole del grande mistero eucaristico?

Il documento “Fratelli tutti” è la fine ufficiale della civiltà cristiana e della Chiesa.Vi si danno raduno le più insidiose eresie degli ultimi secoli: il deismo, il panteismo, l’indifferentismo, il relativismo dogmatico.

Qui a Milano, oggi, noi del “piccolo resto cattolico”, continueremo ostinatamente a gridare che il papa è Benedetto XVI e che Bergoglio è piazzato in Vaticano dai poteri occulti per distruggere la fede cattolica.

Lo diremo, alzando ancora una volta lo sguardo a Colei che ha promesso il trionfo del suo Cuore immacolato, la Madonna. Spetta esattamente a Lei l’ultima parola su questo “affaire” dal sapore apocalittico.Don Minutella