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LA RICERCA DELLA VERA FEDE - THE SEARCH OF TRUE FAITH

La Emmerick, l’antisemitismo, i Vangeli e il modernismo giudaizzante.

articolo di Giuliano Zoroddu (27 Dicembre 2018)

Anna Katharina Emmerick, delle Canonichesse Regolari di sant’Agostino, nata a Coesfeld (Renania) l’8 settembre 1774 e morta a Dülmen (ibidem) 9 febbraio 1824, fu beneficiata dal dono delle stimmate e dal dono delle visioni. Queste visioni riguardanti la vita di Gesù e Maria, in modo particolare la Passione, furono raccolte per iscritto dallo poeta romantico Clemens Brentano (1778-1842).

A proposito dell’opera del Brentano, quando la Emmerick fu beatificata nel 2004, si espresse nei termini seguenti il Cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi:

«La beata ci ha lasciato di sicuro solo tre lettere. Gli altri scritti, che le vengono erroneamente attribuiti, hanno diversa origine: Le “visioni’” della Passione di Cristo furono annotate, rielaborate con grande libertà e senza alcun controllo, dallo scrittore tedesco Clemens Brentano e vennero pubblicate nel 1833 con il titolo L’acerba passione di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. […] Pertanto, le opere in discussione non possono considerarsi né scritte né dettate dalla Emmerick e neppure autentiche trascrizioni delle sue affermazioni e delle sue narrazioni, ma un’opera letteraria del Brentano e con tali ampliamenti e manipolazioni che è impossibile stabilire quale sia il nucleo vero e proprio da potersi attribuire alla beata. Ne consegue che gli scritti in questione non sono lo specchio verace del pensiero e delle esperienze mistiche della monaca agostiniana. Le singole affermazioni, sia quelle che esprimono una sana religiosità, sia quelle che presentano stranezze e sentimenti antisemitisono scaturite dalla creatività e dalla fantasia artistica del Brentano» [1]

Al netto delle reali problematicità che presenta la messa per iscritto delle estasi della santa monaca, va notato che queste affermazioni del Prelato furono dettate da una urgenza (invero ricorrente) cioè rispondere (o meglio corrispondere) alle solite rimostranze del Giudaismo internazionale. Si sa che, come ci insegna la parabola evangelica, i “fratelli maggiori” hanno da ridire su tutto …
Così, il riferire la crudeltà che i Giudei riversarono su Gesù Cristo durante la Passione; il sostenere che essi siano, fra gli altri, i suoi uccisori materiali; il ribadire il ripudio della Sinagoga deicida – tutte cose rivelate nei Vangeli e insegnate dalla Chiesa – vengono subito rubricati come antisemitismo [teoria razziale condannata dalla Santa Sede ben prima del Vaticano II (qui)].
E pure i Vangeli e la Tradizione sono essi stessi antisemiti … E i modernisti pure in questo corrispondono alle istanze suddetti “fratelli maggiori”.
Infatti, prima li hanno scagionati dalla accusa di deicidio [2] con Nostra Aetate e poi via via omaggiati con visite a sinagoghe e a Muri del pianto fino ad affermarne, come ha recentemente fatto Ratzinger (qui). la esclusione dalla missione evangelizzatrice.
Rimane comunque il fatto che – limitandoci alla sola Sacra Scrittura senza scandagliare la Tradizione – il Nuovo Testamento testimonii non già un clima dialogante fra Gesù (e i cristiani poi) e gli Ebrei del tempo. Anzi tutt’altro.
Se Nostro Signore accusava i rabbini farisei di essere “ipocriti … serpenti, razza di vipere” [3] e “sepolcri imbiancati” [4], li figurava come vignaiuoli omicidi [5], e li apostrofava come figli del Diavolo [6] ; san Pietro li accuserò di essere omicidi del Cristo [7], san Paolo li chiamerà “cani, mutilati” [8] e san Giovanni “Sinagoga di Satana” [9].
Ma anche a questo c’è rimedio …

Guardate ora cosa sono stati capaci di affermare gli “esperti” (non si sa bene di che!) della Commissione per il rapporti religiosi con l’Ebraismo, Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei ed Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica, 24 giugno 1986:

«I Vangeli sono il frutto di un lavoro redazionale lungo e complesso. […] Non è quindi escluso che alcuni riferimenti ostili o poco favorevoli agli ebrei abbiano come contesto storico i conflitti tra la chiesa nascente e la comunità ebraica. Alcune polemiche riflettono le condizioni dei rapporti tra ebrei e cristiani, che, cronologicamente, sono motto posteriori a Gesù. Questa constatazione resta fondamentale se si vuole cogliere per i cristiani di oggi il senso di alcuni testi dei Vangeli» [10].

Detto “in soldoni” i Vangeli, quelli che noi leggiamo e a cui crediamo “per autorità della Chiesa Cattolica” (Sant’Agostino), sono falsi, zeppi di interpolazioni fatte da chissà chi e chissà quando, ascrivibili soltanto per modo di dire a quei quattro signori corrispondenti al nome di Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Del resto ci ha insegnato qualche anno fa Arturo Sosa Abascal, Generale dei Gesuiti, che “non c’erano i registratori al tempo” … quindi non sappiamo se veramente Gesù abbia detto quelle parole tanto forti, poco ecumeniche e così piene di mentalità dogmatica. Sappiamo però che non le ha pronunziate. Le solite contraddizioni dello scetticismo …
E per inverare ancora una volta il detto “La Rivoluzione divora i suoi figli” tutto questo trionfo di agnosticismo giudaizzante che fa strage del dogma di fede secondo cui l’autore delle Scritture è Dio, il quale non può rivelarci cose errate (la dottrina della inerranza biblica), finisce per rottamare anche la travagliatissima sentenza della Dei Verbum del Concilio Vaticano II:

«La Chiesa ha sempre e in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro Vangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli apostoli per mandato di Cristo predicarono, in seguito, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini della loro cerchia tramandato in scritti che sono il fondamento della fede, cioè l’Evangelo quadriforme secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e con la più grande costanza che i quattro suindicati Vangeli, di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo (cfr At 1,1-2). Gli apostoli poi, dopo l’Ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza delle cose, di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dallo Spirito di verità, godevano. E gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere. Essi infatti, attingendo sia ai propri ricordi sia alla testimonianza di coloro i quali “fin dal principio furono testimoni oculari e ministri della parola”, scrissero con l’intenzione di farci conoscere la “verità” (cfr. Lc 1,2-4) degli insegnamenti che abbiamo ricevuto».

Noi, per parte nostra, ci teniamo ben stretti all’insegnamento della Chiesa Romana sulla questione ebraica e ripetiamo con lei l’antico verso: “Credendum est magis soli Mariae veraci, quam Judaeorum turbae fallaci” …. o meglio “quam modernistarum turbae fallaci”.

[1] Osservatore Romano del 7 ottobre 2004. Cit. in 30Giorni dal n.10 – 2004
[2] «Non dobbiamo credere che, morendo il Cristo, sia morta la stessa Deità. Fu soggetta alla morte la natura umana unita al Verbo. Cristo morì in quanto uomo, non certo in quanto era Dio. […] Si affaccia a questo punto una obiezione: se non uccisero la divinità, i Giudei sono colpevoli di un semplice omicidio. Al che rispondo: se qualcuno insudicia intenzionalmente la veste del sovrano, non viene considerato colpevole di reato allo stesso modo che se ne avesse imbrattato la persona? Perciò, sebbene non abbiano ucciso Cristo-Dio, gli autori della morte di Gesù hanno meritato, in base alle loro intenzioni, una gravissima condanna. E poi, come si è detto, il Figlio di Dio, Verbo dell’eterno Padre, incarnandosi s’è reso in qualche modo visibile, leggibile come uno scritto davanti ai nostri occhi. Chi lacerasse un decreto regio, attenta alla stessa maestà regale; e quindi il peccato di quei Giudei è di tentato deicidio» (S. Tommaso, In symbolum Apostolorum)
[3] Matth. XXIII, 23-39
[4] Ibidem
[5] Matth. XXI ,33-44; Marc. XII,1-11; Luc XX,9-18
[6] Joann. VIII, 42-45.
[7] Act. II, 23; III, 12-15; IV, 10. Vedi don Curzio Nitologia, Gli Atti degli Apostoli sfatano i luoghi comuni dei progressisti e dei neopagani sul cristianesimo.
[8] Philipp. III, 2. Commenta il padre M.M. Sales op: “Con un giuoco ironico di parole invece di chiamarli περιτομή = circoncisione, li chiama κατατομή = mutilazione, per indicare che erano falsi circoncisi, e che la loro circoncisione non era altro che una vana mutilazione (Cf. Gal. V, 12)”
[9] Apoc. II, 9; III, 9.
[10] Commissione per il rapporti religiosi con l’Ebraismo, Sussidi per una corretta presentazione degli Ebrei ed Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica, 24 giugno 1986.

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